domenica 13 febbraio 2011
CONSTANTINE
l criterio di giudizio è talvolta vittima di un riflesso condizionato: i film sugli anticristo, sulla lotta tra il bene e il male, sugli esorcisti e tutto l'armamentario animistico ma non mistico, vengono di norma bollati a causa del sensazionalismo visivo ed emotivo che i filmakers utilizzano con le stesse modalità dei più fessi film horror. Non è il caso di Constantine, così ricco di umori, di autentica ironia, di dialoghi a volte irresistibili, dove la materia trattata: lo scontro tra angeli e demoni, mentre Dio è assente, secondo la visione nichilista tipica di una società i cui valori massimi sono le droghe, il potere e la violenza, è una sorta di puntata conclusiva di tutti film sull'argomento. Pur essendo passibile di un sequel, "Constantine" sembra davvero dimostrare che "scherzare coi santi" sia per una volta possibile per una buona causa. Il personaggio di Constantine è tratto dal fumetto "Hellblazer", un curioso epigono del film di Wenders, Così lontano, così vicino, perchè l'invisibile diaframma che separa i vivi dall'inferno e dal paradiso sembra davvero a portata di mano.
John Constantine nasce col potere che gli consente di vedere tra gli umani angeli e demoni che si occultano tra noi. Spaventato dal suo potere si suicida, ma verrà riportato in vita e costretto a guadagnare il perdono divino, che ad un suicida di norma non è concesso, spedendo nel loro mondo i demoni che infestano la terra. È un fumatore accanito, cui hanno diagnosticato pochi mesi di vita e pertanto deve fare presto; esperto di demonologia e magia nera, Constantine è davvero un antieroe, che non cerca simpatie, che agisce al solo scopo di salvare la sua anima. Tutto quanto accade, non poco, è un vivace accumulo di situazioni che private dall'ironia sarebbero folli farneticazioni.
Le visioni dell'oltretomba cadono talvolta nella convenzione visiva, con la tecnica digitale che inizia a mostrare i suoi limiti.
Keanu Reeves è perfetto, diviso tra bene e male, il volto bellissimo, la recitazione asciutta ed ironica. L'avversione per l'ipocrisia e la crudeltà che contraddistingue il suo personaggio, attraversa la vicenda con l'ausilio della maturità interpretativa che a 40 anni Reeves ha finalmente raggiunto.
Un curioso, folle e anarchico racconto del quale ciascuno può dire tutto il male e tutto il bene possibile: nel cinema non accade spesso, pertanto è una ghiotta occasione per un'incursione in un film di genere che si libera dall'etichetta grazie alla freschezza delle invenzioni e un dialogo accattivante. Per una volta possiamo abbandonarci al piacere di andare all'inferno.
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